Tema dell'anno

Ogni anno, dal 25 novembre al 10 dicembre, oltre 300 organizzazioni in Svizzera si mobilitano contro la violenza di genere. La campagna è coordinata da Frieda – L’ONG femminista per la pace, attiva da 18 anni nella Svizzera tedesca e dal 2023 in tutta la Svizzera.
Ogni edizione mette in luce un aspetto troppo spesso ignorato. Nel 2025, la campagna si concentra su una realtà ignorata: la violenza di genere vissuta dalle persone con disabilità.

Le donne e le persone queer con disabilità – in particolare quelle che dipendono da un aiuto, vivono in strutture residenziali o hanno condizioni invisibili – sono da 2 a 4 volte più esposte alla violenza.
Aggressioni, abusi di potere, coercizioni, negligenza, e forme di controllo, il tutto spesso su base quotidiana. Eppure, queste persone restano invisibili: assenti dalle statistiche, escluse dai sistemi di protezione.
Quando disabilità, malattia cronica, età, genere, orientamento sessuale, status socioeconomico e provenienza si intrecciano, l’emarginazione non è più un’eccezione: diventa una condizione sistemica.

E tu, ci hai mai pensato?

  • A quella donna che non può dire di no senza rischiare di perdere l'aiuto da cui dipende?

  • A quella persona queer in sedia a rotelle o con una disabilità intellettiva il cui “no” viene trattato come un capriccio?

  • Alle donne che vivono dove fuggire è impossibile: come resistere quando non si può andare via?

  • Alle donne che sono trascurate o maltrattate: come farsi ascoltare quando non si riesce a esprimere tutto ciò che si vive?

 Hai mai pensato che, anche quando ci si prende cura con amore, un impegno elevato e la mancanza di aiuti possano comunque portare all'insorgenza della violenza?

La violenza di genere non si ferma di fronte alla disabilità.

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È ora di agire. Insieme.

Abbiamo richieste chiare :

  • Dati rappresentativi, risorse sufficienti, diritti effettivi

  • Spazi di assistenza e di protezione realmente accessibili

  • Persone professioniste formate e con risorse necessarie

  • Un sistema sanitario e assistenziale solido, equo e ben finanziato

  • Persone coinvolte al centro del sistema

La violenza non è mai accettabile. Hai il diritto di sentirti al sicuro.
L’ascolto e il sostegno possono cambiare tutto.
Ogni gesto conta. Ignorare significa lasciare che la violenza si diffonda.

Le nostre rivendicazioni in dettaglio

Tutte le misure devono essere elaborate tenendo conto dell’intersezionalità, al fine di rispondere alle esigenze specifiche delle persone con disabilità che al contempo sono anche migranti, vittime di razzismo, appartenenti alla comunità LGBTQIA+ o ad altri gruppi emarginati.

1. Visibilità e conoscenza

Denunciare e rendere visibile la violenza di genere subita dalle persone con disabilità.

Produrre dati, ricerche e statistiche accessibili, disaggregati (per genere, tipo di disabilità, ecc.) e comprensibili, affinché queste realtà non possano più essere ignorate.

2. Accesso senza barriere

Garantire l’accesso a tutte le offerte di accompagnamento (fisiche e digitali) come strutture di accoglienza per le vittime, case protette per donne nonché alla giustizia, senza barriere fisiche, sensoriali, linguistiche, cognitive, amministrative o sociali.

Finanziare adeguatamente i servizi di assistenza alle vittime per renderli realmente accessibili.

3. Formazione e rafforzamento dei settori chiave

Formare le persone professioniste della sanità, del lavoro sociale, della giustizia e dell’istruzione sulle realtà specifiche della violenza di genere subita dalle persone con disabilità. Questi corsi di formazione devono essere co-costruiti con le persone interessate per essere realmente pertinenti.

Rafforzare il settore sanitario, riconoscerne i limiti strutturali e sostenere adeguatamente il personale che lavora direttamente con le persone interessate.

4. Estensione della definizione di violenza domestica

Estendere la nozione e la definizione di violenza domestica all’ambiente sociale circostante, includendo le strutture di assistenza, i foyers e i contesti familiari.

Riconoscere giuridicamente queste forme di violenza e applicare le stesse protezioni previste nei contesti coniugali.

5. Istruzione, media e rappresentazione

Introdurre fin dalla più tenera età un’istruzione incentrata su uguaglianza, diversità e inclusione, per smantellare miti e stereotipi.

Esigere che i media riportino le notizie in modo etico, rispettoso, senza cliché e dando voce alle persone interessate.

6. Quadro giuridico inclusivo

Adattare le norme sulla violenza di genere includendo le specificità delle persone con disabilità.

7. Inclusione

Garantire la partecipazione attiva e continua delle persone con disabilità in tutte le fasi di elaborazione, attuazione e valutazione delle politiche pubbliche di lotta alla violenza.

8. Scelte di vita e autodeterminazione

Riconoscere che l’autonomia delle persone con disabilità si esercita in un contesto sociale interconnesso e non in isolamento.

Garantire il diritto di scegliere liberamente il proprio domicilio, il proprio tipo di alloggio, le proprie persone di accompagnamento e le proprie relazioni sociali, avendo a disposizione i mezzi necessari per farlo realmente.

Per approfondire

Ogni anno poniamo l’accento su un tema diverso per richiamare l’attenzione sulle diverse forme di violenza e sulle persone che ne sono vittima. Il tema centrale dei «16 giorni contro la violenza di genere» 2025 è «Violenza di genere e disabilità». Questo tema mira a mettere in luce l’influenza e la sovrapposizione tra genere e disabilità nell’esperienza quotidiana di violenza vissuta dalle persone interessate. L’attenzione si concentra sul sostegno individuale e sull’assunzione di una responsabilità strutturale e collettiva.

Le disabilità possono essere visibili o invisibili e le persone con disabilità sono spesso più esposte alla violenza (di genere) rispetto alle persone senza disabilità. Sono, inoltre, assenti e invisibili in molti ambiti della nostra società: non sono rappresentate nelle immagini, nei reportage, nei media e nella politica. Di conseguenza, sono poco visibili. In molti casi sono rappresentate in modo stereotipato e ridotte alla loro disabilità. In particolare, le donne e le persone queer con disabilità sono spesso classificate come esseri asessuati, ciò comporta un ulteriore rischio di violenza (di genere). Ma la mancanza di attenzione e di priorità da parte della società che vive senza disabilità, che caratterizza i media nonché la politica istituzionale, ha anche come conseguenza la mancanza di visibilità di questo tema. A causa del loro sesso e della loro disabilità, le donne e le persone queer con disabilità sono esposte a diverse forme di discriminazione nella nostra società. E quando le discriminazioni si incrociano, si arriva a esperienze di discriminazione ancora più complesse. A causa della discriminazione multipla che devono affrontare, le donne e le persone queer con disabilità vivono con un rischio maggiore di essere vittime di violenza di genere.

La violenza di genere è strettamente legata alla discriminazione sociale e combatterla significa anche combattere il razzismo, il sessismo, la transfobia, l’omofobia, il classismo, l’ageismo (discriminazione basata sull’età), l’abilismo (discriminazione basata sulla disabilità), il capacitismo (discriminazione basata sulle capacità) e altre forme di oppressione. Con convenzioni come la Convenzione di Istanbul o la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, la Svizzera si è impegnata ad adottare misure inclusive e non discriminatorie per prevenire e combattere la violenza di genere, la violenza contro le donne e contro le persone con disabilità.

Sono necessarie misure urgenti affinché le persone con disabilità vittime di violenza possano beneficiare di un sostegno adeguato: la Svizzera ha bisogno di offerte di sostegno più accessibili e senza barriere. Infatti, solo alcune case protette in Svizzera sono accessibili alle persone con mobilità ridotta, mentre i centri di consulenza non dispongono delle risorse necessarie per creare siti web accessibili, fornire informazioni in un linguaggio semplice o portare avanti campagne di sensibilizzazione nelle istituzioni. Anche il lavoro con gli autori di violenza è lungi dall’essere la norma in tutti i Cantoni.
La violenza è ancora troppo spesso considerata una questione privata e, nei casi di violenza di genere nei confronti delle persone con disabilità, un’esperienza individuale. Inoltre, c’è ancora molta poca consapevolezza riguardo alla vita negli istituti: queste strutture spesso non dispongono di standard di sicurezza idonei né di un’adeguata informazione rivolta a residenti e personale. Allo stesso tempo, c’è una mancanza di sensibilizzazione dell’ambiente circostante, del vicinato e della società nel suo complesso.

Che si tratti di una disabilità visibile o invisibile, di una malattia cronica o di una disabilità legata all’età, tutti questi fattori aumentano il rischio di essere vittime di violenza. Queste persone sono esposte ad aggressioni, abusi di potere, controllo e negligenza, spesso su base quotidiana. Le donne e le persone queer con disabilità – in particolare quelle che dipendono da un aiuto, vivono in strutture residenziali o hanno condizioni invisibili – sono da due a quattro volte più spesso vittime di violenza. Tuttavia, in Svizzera non sono considerate nelle statistiche e non viene loro garantito l’accesso a protezione o sostegno.

La violenza e la discriminazione non sono solo una risposta alla disabilità, ma possono anche esserne la causa, creando contesti sociali e materiali che ostacolano la piena partecipazione degli individui e li espongono a situazioni di disabilità. Si tratta di negligenza e danni, stress cronico, mancanza di assistenza sanitaria ed esclusione strutturale. Tali esperienze di violenza strutturale possono avere conseguenze a lungo termine e portare così a disabilità.

Per prevenire la violenza e fornire un sostegno adeguato alle persone interessate, occorrono maggiore visibilità e informazione, cambiamenti sociali, risorse finanziarie sufficienti, un miglioramento della situazione giuridica e una maggiore partecipazione e rappresentanza delle persone con disabilità in tutti i settori. Infatti, per portare avanti questa questione a livello politico, occorre maggiore visibilità e consapevolezza dell’urgenza della situazione da parte della popolazione. Per garantire una protezione adeguata nelle istituzioni e nelle strutture di accoglienza, è necessario sensibilizzare le persone di fiducia e il personale coinvolto. Formazioni specifiche per il personale specializzato, servizi di consulenza e sostegno più accessibili per le persone interessate richiedono risorse finanziarie sufficienti. Se le persone con disabilità sono anche più visibili e rappresentate in molti settori, questa partecipazione è un elemento importante per creare accessibilità e assenza di barriere in tutti i settori.

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Cosa si può fare?

Partecipa attivamente agli eventi e alle iniziative della campagna. Parla apertamente della violenza di genere: in famiglia, con amici e conoscenti, sul lavoro e sui social media.

Proponi la tua iniziativa, come singola persona o insieme alla tua organizzazione. Le possibilità sono tante: appendi o distribuisci i materiali della campagna, organizza dibattiti pubblici, oppure utilizza l’arte per prendere posizione contro la violenza di genere.

Agisci, renditi visibile, coinvolgi altri. Uscire dalla violenza è una responsabilità collettiva — e tu puoi fare la differenza!

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